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Comunicare il vino online: 5 consigli strategici

Raccontare un’etichetta, comunicare il vino e l’esperienza in un territorio o in cantina, utilizzare le giuste parole e immagini, guidare chi ci osserva in quello che è un mestiere fatto di pazienza, dedizione, cura e tecnica: in poche parole, come si costruisce lo storytelling del mondo del vino online?

Il 2020 è stato l’anno in cui il digitale ha subito una forte accelerata. Durante i mesi di lockdown, i contenuti approdati online sono aumentati considerevolmente e quelli inerenti il mondo enologico non sono stati da meno. Ad accomunarli, la necessità di condivisione, in un periodo in cui i rapporti sociali sono passati dal reale al virtuale e in cui agli aperitivi, tra calici e chiacchiere, si partecipava attraverso lo schermo di un computer e di un telefono.

Sono state tante le aziende o i wine blogger che hanno arricchito i propri canali di contenuti di valore, cavalcando l’onda di un mondo ormai iper connesso.

Dunque, come si può rendere interessante la comunicazione del vino, anticipando online l’esperienza che l’utente potrebbe vivere di persona? Vediamolo per punti.

Raccontare il proprio vino: i canali

Scegliere la piattaforma in cui raccontare le etichette e il lavoro è il primo elemento da prendere in considerazione. Non è un’azione banale e richiede, oltre alla consapevolezza degli strumenti, anche la stesura di una strategia di comunicazione.

Se il sito web è essenziale per comunicare il vino dal punto di vista istituzionale, raccogliendo in un unico spazio le informazioni utili a descrivere l’attività e far sì che venga trovata (ottimo esempio è quello di Serena Wines), il blog aziendale diventa un prolungamento del sito, dal carattere narrativo ed emozionale.

Poi ci sono i social. Facebook, Instagram, Twitter, YouTube, Linkedin, e magari anche Tik Tok. No, non dovete esserci in tutti. Prendete una delle vostre etichette. È forse adatta a ogni occasione, in abbinamento a qualsiasi piatto? No, chiaramente. Così è la comunicazione che scegliete di adottare sui social. Non tutti i canali sono adatti a ciò che volete fare: scegliete quelli adatti ai contenuti che vorreste pubblicare.

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Creare un piano editoriale per il settore vitivinicolo

Il piano editoriale per il mondo vitivinicolo (ma non solo) è l’imprescindibile arma da utilizzare sempre. I contenuti si programmano in anticipo, dopo aver definito le rubriche da trattare. A cosa serve concretamente il piano editoriale? A far sì che non dobbiate entrare nella gallery del vostro telefono quando avete cinque minuti liberi per postare la prima immagine che vi trovate davanti. Chi vuole comunicare online in maniera professionale, crea sempre un piano strategico dei contenuti. Se serve un po’ di ispirazione, vi consiglio di fare un salto nel profilo Instagram di @santamargheritawines che propone contenuti sempre creativi e originali per raccontare le proprie etichette, lasciando trasparire la filosofia aziendale giovane e fresca.

Creare una narrazione coinvolgente per raccontare l’enoturismo

Lo storytelling, in un mondo ricco di informazioni come quello vitivinicolo, è basato fondamentalmente su tre fattori: il racconto del territorio, della vinificazione e dell’etichetta, con i suoi possibili abbinamenti.

La narrazione assume i connotati di un viaggio virtuale, da far compiere a chi ci legge tramite le nostre parole. Avete presente l’accoglienza offerta al cliente che visita la cantina? I concetti di ospitalità, viaggio e scoperta diventano la chiave per trasmettere la wine experience attraverso parole e immagini, anticipando così il contatto con la natura e la degustazione che avverranno quando il cliente avrà modo di raggiungere la cantina o di acquistare la bottiglia. Ad esempio, @Ferraritrento è in grado di condurre chi osserva i suoi contenuti sui social in un mondo fine ed elegante come le sue bollicine, con una narrazione che incentrata sull’arte di vivere italiana.

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Metterci la faccia: stories, IGTV e live per parlare di vino

Mostrarsi e parlare con il pubblico non è mai stato così importante come oggi. L’utente, sempre più bombardato di contenuti, desidera qualità e, per fidarsi, ha bisogno di continuità. Postare stories (foto o brevi video di 15 secondi) o IGTV (video da più di 1 minuto) o fare delle live (dirette), consente di fidelizzare l’utente, che “tocca con mano” chi c’è dietro un’etichetta o una cantina. Oggi si ricerca sempre di più l’autenticità, e far accedere il potenziale cliente al dietro le quinte dell’azienda consente di creare un legame.

Cosa mostrare? Dalla potatura alla vendemmia, dalla vinificazione alla maturazione del vino, dall’imbottigliamento alla degustazione. Ogni aspetto è una storia, come ci mostra per esempio Feudo Arancio nei suoi igtv raccontando le caratteristiche organolettiche delle sue bottiglie, e ci sono tanti curiosi e appassionati disposti ad ascoltarla.

Inserire gli influencer nella propria strategia

Un influencer è un creatore di contenuti capace di coinvolgere una nicchia di appassionati che, oggi, si fidano dei suoi consigli. Quanto sia grande questa nicchia, dipende. Ciò che è essenziale comprendere è che noi non dovremmo mai essere interessati al numero di follower, ma alla tangibilità del suo seguito. La community di un influencer dovrebbe essere fatta di persone realmente interessate, che interagiscono con i suoi contenuti tramite commenti, condivisioni e salvataggi dei post.

Scegliere un influencer, dunque, significa affidare il proprio vino o la propria cantina a una persona con una certa sensibilità e competenza sul tema. Significa trovare un ambassador capace di comunicare con parole e immagini nuove ciò che facciamo.
L’importante è ricordare che l’influencer marketing non è una modalità facile e veloce per far crescere i nostri numeri: è una scelta da inserire all’interno di una strategia di marketing e comunicazione, ma che non ha valore se non è sorretta dalla cura completa del nostro marchio, online e offline.

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Per concludere, comunicare il vino online richiede passione, oltre che tecnica. Per saper raccontare una storia, bisogna viverla. Ciò significa che, quando ci si rivolge a un professionista, è bene trasmettergli la nostra filosofia e i nostri valori. Occorrono empatia e capacità di osservazione, cosicché il racconto che ne deriva non sia una copia di qualcos’altro, ma sia unico e originale. Come la nostra storia.

Scritto da:

Jessica Cani
Jessica Cani
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Vengo dalla terra del Carignano del Sulcis (Sardegna) e sogno di poter conoscere e assaggiare i piatti tipici di tutto il mondo. Sono una food writer e social media strategist per il settore enogastronomico. Nel mio blog, Sardegna Quanto Basta, racconto le tradizioni culinarie della mia isola, ma non solo.

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